Tre corpi, tre livelli d’essere che si intrecciano: dal tatto alla carezza, dall’emozione alla contemplazione.
Una progressione che non è gerarchica, ma trasformativa. Ogni quadro è una mappa – una mappa del diventare, del sentire, del conoscere. Una sequenza che ci invita a toccare, a sentire, a pensare, e infine ad aprirci all’invisibile.
In ognuno, le mani – diverse, aperte – non costruiscono ma svelano; non racchiudono, ma spalancano uno spazio, un senso, un incontro.
La ripetizione genera una danza tattile che va oltre il gioco: diventa rito, ritmo e geometria affettiva. Le mani si moltiplicano, si specchiano, si chiamano.
Corpo animico
Questo è il tuo “Corpo animico”, lo conosci bene: la mano emerge come gesto di ricerca, un gesto che accarezza l’anima. Il vuoto al centro – quel sacro spazio che lo titolo evoca – non è mancanza, ma diventare sé. Le ombre e i margini che esplodono attorno suggeriscono un’emanazione interiore che prende forma, un impulso emotivo che cerca epifania. È danza silenziosa, immersione nell’essere che pulsa.

Corpo fisico
La tela si presenta come una superficie biomorfica dove la materialità si fa percettibile sotto le dita immaginarie. Le mani non cercano l’altro: si scoprono e si sentono, immerse nella concretezza del senso tattile, nella gravità dell’essere. Lo sfondo – seta e carta da parati ricamata – conferisce al corpo una texture esotica che parla di tatto, di superficie, di pelle del mondo. Qui la relazione è incarnazione pura: la fisicità diventa linguaggio, anatomia del contatto.

Corpo spirituale
Se nel fisico l’oggetto conta, e nell’animico il gesto apre, qui il segno diviene traccia dell’assenza e al contempo presenza più profonda. Il disegno su pergamena – fragile, etereo – incollato su seta di sari, filtra la dimensione spirituale come un’eco che arde in silenzio. Le mani sono quasi evaporate, restano segni sottili: il corpo è pensiero, visione, ponte verso l’invisibile. In questo spazio la relazione non è tattile, ma meditativa – l’anima contempla, si apre alla luce interiore, al senso che non si vede ma si sente.
