Composizioni di mani che si intrecciano in strutture radiali, come stelle, mandala, mappe di relazione. La ripetizione genera una danza tattile che va oltre il gioco: diventa rito, ritmo e geometria affettiva. Le mani si moltiplicano, si specchiano, si chiamano.
Non più soltanto in coppia, ma disposte in strutture radiali, come petali, punte, braccia di una costellazione tattile.
Il gioco si trasforma in rito geometrico, in cui la relazione non è più lineare, ma diffusa, circolare, plurale.
Ogni composizione è una mappa del contatto, un mandala relazionale che parla di alleanza, attenzione e reciprocità.
Le mani – tutte diverse, tutte aperte – si uniscono non per costruire un oggetto, ma per tenere aperto uno spazio.
Un vuoto sacro al centro, dove il gioco diventa cura.


