Le mani non si limitano a toccare: giocano.
Come antenne del desiderio e del riconoscimento, esse disegnano nello spazio una grammatica corporea fatta di scambio, tensione e ascolto.
Lontane da ogni rappresentazione statica, le mani qui si incontrano come farebbero due bambini: con leggerezza e serietà insieme, seguendo regole invisibili che si costruiscono nel gesto stesso del gioco.
Il contatto diventa linguaggio, e il quadro una soglia aperta tra relazione e forma.
Le mani — come in una danza o in un rito antico — ci ricordano che prima della parola, è il gioco a fondare la comunicazione.

